Le frecce Tricolori: la storia della Pattuglia Acrobatica Nazionale

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Tutti le conosciamo come le Frecce Tricolori, ma il loro nome ufficiale è 313º Gruppo Addestramento Acrobatico: ogni estate le attendiamo con il naso rivolto al cielo, con un misto di stupore e orgoglio, perché il loro spettacolo, che ci tiene col fiato in sospeso, rappresenta il nostro Paese in tutto il mondo.

La flotta di dieci aerei che compongono la Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) dell’Aeronautica Militare Italiana ha una storia lunga che ha inizio negli anni ‘20 del Ventesimo secolo e raggiunge la sua ufficializzazione nel 1961 in seguito alla decisione dell’Aeronautica Italiana di costituire un gruppo permanente per l’addestramento dei piloti all’acrobazia aerea collettiva.

Tutto ha inizio a pochi chilometri da Rivolto, nella provincia di Udine, dove oggi si addestrano le Frecce Tricolori.

La storia delle Frecce Tricolori

Prima di raggiungere il primato di flotta acrobatica più numerosa al mondo (9 aerei in formazione e 1 solista), le Frecce Tricolori hanno scritto una lunga storia di traguardi importanti.

Dobbiamo risalire alla fine degli anni ’20 in Friuli Venezia Giulia per trovare le radici di questa storia: il Colonello Rino Corso Fougier diede vita alla prima flotta acrobatica collettiva nel campo di volo di Campoformido, in provincia di Udine. Qui aveva sede il 1° Stormo Caccia della Regia Aeronautica comandato da Fougier che convinse i suoi superiori a dargli il permesso di addestrare al volo acrobatico affermando che il pilota perfetto è quello che ha la massima padronanza del velivolo in ogni assetto e in ogni circostanza con la massima sicurezza e coordinazione.

Nella primavera del 1928 tre piloti del 1° Stormo Caccia si esibirono in looping spettacolari con i loro biplani CR.1 e nel luglio 1929, su indicazione di Italo Balbo, il 1°Stormo organizzò la prima esibizione acrobatica col nuovo caccia CR 20 per onorare due aviatori statunitensi venuti in Italia per il collegamento aereo tra il Nord America e Roma. 

Così nacque in Italia la prima scuola di acrobazia aerea che portò in volo fino a 20 aerei contemporaneamente: nel primo dopoguerra lo Stato Maggiore Aeronautica diede anche il consenso ad ogni reparto di volo caccia di costituire la propria pattuglia acrobatica.

La prima manifestazione aerea avvenne l’8 giugno 1930 nella “Giornata dell’Ala” a Roma: la pattuglia fu chiamata la Squadriglia Folle e volava su cinque CR20: fu in quella occasione che affrontarono per la prima volta in pubblico la famosa figura della “bomba”.

Seguì una lunga discendenza di pattuglie passate alla storia: quella del Cavallino Rampante, la pattuglia Bellagambi, le Tigri Bianche fino ai Lanceri Neri, che furono i primi a volare con il celebre tricolore disegnato sui velivoli, sulla parte inferiore delle ali. 

E non dimentichiamo i Getti Tonanti che ebbero i cerchi olimpici dipinti sui loro F-84 nel 1960 in occasione delle Olimpiadi di Roma.

Le Frecce Tricolori diventano la Pattuglia Acrobatica Nazionale

Lasciata alle spalle da lungo tempo la seconda guerra mondiale, l’Aeronautica Militare Italiana iniziò a pensare di creare un reparto stabile dedicato all’attività acrobatica allo scopo di rappresentare il Bel Paese negli eventi aeronautici internazionali: il 16 gennaio 1961, il capo di Stato Maggiore firma finalmente la costituzione del 313º Gruppo Addestramento Acrobatico. La base prescelta per l’addestramento fu Rivolto, non molto lontano da Campoformido dove era nata la prima pattuglia acrobatica.

Dal 1961 ad oggi le Frecce Tricolori hanno cambiato spesso velivolo, formazione e manovre acrobatiche: 9 aerei in formazione e un solista, si tratta della pattuglia acrobatica più numerosa al mondo. Il Capitano Zeno Tascio già nel ‘61 li chiamava “Pony”, per ricordare il cavallino rampante disegnato sullo stemma dell’Asso tra gli Assi italiani, Francesco Baracca. Ogni pony ha un numero da 1 a 10 disegnato sull’aereo: il solista per consuetudine ha il numero 10.

Per essere ammessi alle Frecce Tricolori bisogna avere almeno 1000 ore di volo alle spalle e la selezione sceglie solo i migliori piloti che verranno avviati ad un lungo addestramento.

La pattuglia acrobatica oggi ha tre programmi di esecuzione: acrobazie in alto, basso e in piatto, a seconda delle condizioni meteorologiche e delle caratteristiche dell’area di esibizione. 

Il programma alto viene scelto quando la base delle nuvole si trova sopra i 1.000 metri: in quel caso le figure acrobatiche si sviluppano interamente sul piano verticale; il programma basso viene scelto invece quando le nubi non superano i 500/600 m e in quel caso non si compiono manovre verticali (come il looping o la già citata bomba); infine, il programma piatto prevede i passaggi della formazione a bassa quota.

Attualmente la flotta vola con i velivoli Aermacchi MB-339, dell’omonima azienda Aermacchi di Varese, che per la PAN ha studiato un modello ad hoc: ai MB-339 in forza all’aeronautica italiana, sono stati tolti i serbatoi delle estremità alari. Questo perché penalizzerebbero le prestazioni acrobatiche dei velivoli e renderebbero più problematico il mantenimento della formazione stretta durante le manovre acrobatiche.

Questi serbatoi sono stati sostituiti con taniche subalari miste che contengono sia l’olio di vaselina per le fumate che una certa quantità di carburante.

E veniamo a proposito alle famose fumate colorate che disegnano in cielo il nostro tricolore: il fumo colorato viene creato per dispersione ed è appunto composto da olio di vaselina e pigmenti non inquinanti. La fuoriuscita della fumata avviene attraverso un tubicino posto nello scarico posteriore dell’aeroplano.

Nel 2020, a causa dell’emergenza Covid 19, le nostre Frecce Tricolori hanno visto cancellate le loro esibizioni ufficiali, ma non hanno voluto lasciare l’Italia senza il suo spettacolo aereo preferito: così hanno sostituito le esibizioni con passaggi acrobatici sui cieli delle maggiori città italiane, concludendo il programma il 2 giugno sui cieli di Roma. L’intera capitale ha potuto assistere al tricolore disegnato in cielo dal loro passaggio, salutandoli dai balconi delle proprie case. 

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